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IL FUTURO
Intervista
a
Stefano Agostini maestro, istruttore e ricercatore.
Di
Paola Vignozzi
Conosco
il maestro Stefano Agostini da molti anni, e per quanto egli sia soprattutto
noto al grande pubblico per i suoi scritti e la sua opera di divulgazione
relativi allo yi quan, so che il suo itinerario marziale è stato
assai lungo e articolato.
In questa intervista cercheremo di conoscere il personaggio e la sua storia.
Maestro Agostini, ci vuole parlare del suo percorso marziale, e di
come e quando ha cominciato a praticare lo yi quan?
"Ho cominciato a praticare arti marziali nel 1966, con il judo, come
molti ragazzi. Ero attirato dalla mistica e dal contenuto interiore di
queste discipline, e per quanto con i miei articoli abbia, in anni successivi,
sfatato un po' certi miti, devo dire che questo aspetto costituisce tuttora,
ai miei occhi, uno dei tesori più grandi di tali tradizioni.
Per tornare a me, iniziai a studiare nel 1971 il karate shotolan del maestro
Shirai, che praticai per circa vent'anni.Studiai inoltre iaido e kendo
con Miyazaki, di cui fui anzi, con Leonardo Amoruso, il primo studente
privato. Iniziai la pratica del tai ji quan nel 1979 con lo scomparso
Chang Dsu Yao e la pratica del nippon kempo con Daniele Sinigaglia. Studiai
anche kobudo di Okinawa con Mario Trezzi, un allievo del maestro Tamano.
Nel 1992 conobbi il maestro Kenji Tokitsu, e fu vero colpo di fulmine:
improvvisamente trovai tutto quello che avevo sempre cercato, ed essendo
la sua una scuola di ricerca, divenni a mia volta ricercatore nell'ambito
degli stili interni cinesi. Studiai il tai ji, lo xing yi e il ba gua
del maestro Wang Shu Jin con il maestro Manfred Rottman, un personaggio
eccezionale di cui fui, fino al suo ritiro, rappresentante ufficiale per
l'Italia. A Tokio, pio, nel 1994, conobbi il maestro Sun Li di Pechino,
che divenne il mio principale punto di riferimento per lo yi quan.
Infatti avevo già conosciuto lo yi quan grazie al maestro Tokitsu,
e me ero innamorato, ma come per tutti i suggerimenti di Tokitsu, per
approfondire l'argomento era necessario un apprendimento formale con un
insegnante ortodosso."
Quindi lei è allievo del maestro Sun Li?
"Il maestro Sun Li è un insegnante di ottimo livello che ha
fatto molto per la diffusione dello yi quan e che mi ha generosamente
insegnato il suo metodo per sette anni. Infatti sono istruttore della
sua associazione e suo rappresentante per l'Europa.
Vorrei però puntualizzare che, essendola nostra un'associazione
di ricerca, ritengo non solo opportuno, ma doveroso lavorare con tutti
i maestri più rappresentativi per cercare di avere e di proporre
una sistemazione sempre più corretta e completa dello yi quan.
In questa ottica ho studiato con Jan Kallenbach, Li Jian Yu, Cui Rui Bin,
Guo Gui Zhi, Ian Diepersloot, Yang Lin Sheng, Timo Heikkila e Yao Cheng
Guang.
Ci sarebbero tante cose da raccontare sulle esperienze con ciascuno di
questi personaggi: penso all'umorismo ed all'umanità di Kallenbach,
che una volta mi proiettò così duramente che non riuscivo
più ad alzarmi, e lo rassicuravo da terra senza poter muovere un
muscolo; penso alla sua offerta di una pantagruelica cena cinese ad Amsterdam.
Gli allenamenti spossanti con Li Jian Yu, dopo i quali non riuscivo a
salire le scale per una settimana; i primi anni con il maestro Sun Li,
nella vecchia palestra di Seikichi Toguchi, che con addosso un paio di
mutandoni ogni tanto veniva a vederci allenare; le grosse mani di Cui
Rui Bin, che mettendole sopra un bicchiere di vino ne faceva cambiare
il sapore; la gentilezza di Jan Dispersloot, e il maestro Yao a Pechino,
che con le mani rovinate el'eterna sigaretta in bocca mi raccontava di
quanto avesse dovuto masticare amaro nei duri anni della sua giovinezza.
Quello che ho constatato, però, è che ognuno di questi insegnanti
ha una sua particolare visione didattica e metodologicadell'arte, e grazie
ad una analisi dei loro insegnamenti, mi è stato possibile capire
sempre meglio le basi teoriche e pratiche dello yi quan."
So che di recente lei ha studiato e fatto ricerche in Cina.
"Sono stato a Pechino e a Macao. A Pechino, grazie alla presentazione
dell'amico Vittorio Bottazzi di Torino, ho potuto iniziare a studiare
col maestro Yao Cheng Guang, figlio di Yao Zong Xun e vero erede della
linea ortodossa dello yi quan. Ho inoltre conosciuto il maestro Wang Yong
Xiang, figlio di Wang Bin Cuei, uno dei migliori allievi di Wang Xiang
Zhai, e sono stato a trovare, nella sua accademia a nord di Pechino, Cui
Rui Bin, vecchi amico del maestro Lun Li, considerato uno dei migliori
insegnanti di yi quan.
A Macao ho incontrato il dottor Hang Jing Yu, figlio di un altro famoso
allievo di Wang Xiang Zhai, Han Xing Qiao, oggi novantenne. Poter conoscere
ed intervistare questi grandi personaggi, stabilire con loro un profondo
rapporto personale, raccogliere delle memorie preziose e averne dei chiarimenti
tecnici inestimabili, è stata una esperienza eccezionale, non solo
da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista umano."
Ci può dire in breve cos'è lo yi quan, e perche tanti
insegnanti di altri stili lo praticano?
"Secondo me lo yi quan è il motore energetico di tutte le
altre arti marziali, anzi della vita stessa.
Credo che qualsiasi artista marziale degno di questo nome cerchi di allenare
e rinforzare i propri muscoli, per avere delle prestazione migliori. Ma
lo yi quan permette di "ricostruire" e "rinforzare"
il sistema nervoso, che è alla base di ogni nostro movimento volontario
ed involontario. Quindi attraverso lo yi quan, è per esempio possibile
accedere alle strutture della forza integrata e dell'energia esplosiva,
quella che i pugili chiamano "castagna" e che secondo gli istruttori
di pugilato è un dono naturale non ottenibile con l'allenamento.
Invece, secondo lo yi quan, questa capacità esplosiva è
raggiungibile da chiunque.
In altre parole, dunque, con lo yi quan non si tratta di apprendere schemi
nuovi di movimento, ma di trasformare profondamente le proprie capacità
motorie di base. Per questo lo yi quan è stato usato anche da specialisti
di vari sport, come basket, nuoto e tiro a segno, per migliorare le proprie
prestazioni. Nessuna meraviglia che praticanti di grande esperienza e
sensibilità come Vismara, Montanari, Regoli, Tokitsu, abbiano abbracciato
con entusiasmo questa pratica."
Potremmo dunque dire che lo yi quan è un sistema di qi gong?
"Non esattamente. Il qi gong lavora, con varie metodologie, sugli
aspetti energetici dell'essere umano, interpretati attraverso la tradizione
orientale del qi. Lo yi quan è un metodo molto scientifico, che
non adotta i concetti del qi, ki o prana, ma cerca di recuperare il livello
più istintivo e naturale del sistema nervoso e dell'apparato neuromotorio
solo attraverso la visualizzazione. E il sistema nervoso sovraintende,
ricordiamolo, a tutte le funzioni dell'essere umano. Per questo a volte
si dice che con lo yi quan si recuperano la naturalezza e l'istintività
animali, guidate però dall'attività mentale volontaria.
Inoltre, mentre lo yi quan può avere in comune con il qi gong degli
eccellenti effetti sulla salute, si sviluppa poi una dimensione marziale
che alle scuole di qi gong manca completamente."
Ci può parlare di questa dimensione, marziale?
"Premettiamo che lo yi quan è un sistema marziale in piena
regola. Ma, come accade per molti stili interni, per esempio il tai ji
quan, può anche essere praticato per scopi terapeutici, limitandosi
al lavoro fondamentale. E i risultati, glielo assicuro, sono eccellenti,
perchè lo yi quan permette di recuperare le naturali capacità
di autoguarigione dell'essere umano.
Chi poi, con il corpo forte e sano, vuole entrare nella dimensione marziale,
dovrà sottoporsi ad un tipo di allenamento molto vicino a quello
di altri stili che combattono sul serio: corsa, shadow boxing, sacco,
lavoro ai colpitori e sparring con contatto sono parte essenziale della
preparazione. Naturalmente, una persona già familiare con questo
tipo di lavoro, per esempio un pugile, avrà più facilità
a capire rapidamente i punti fondamentali dello yi quan marziale, e potrà
esprimere le tecniche che già conosce ad un livello veramente superiore."
Ma lo yi quan richiede molto tempo per essere appreso?
"Non è lo yi quan che richiede molto tempo, sono le trasformazioni
del corpo che richiedono molto tempo.
Migliorare la propria muscolatura con i pesi richiede tempo, migliorare
la propria capacità cardio-circolatoria con la corsa richiede tempo,
e cosi anche trasformare il proprio sistema nervoso richiede tempo e,
devo aggiungere, anche sensibilità. Ma i risultati sono assai più
fondamentali e duraturi, perchè non si tratta di costruire qualcosa
di artificiale, ma di ritrovare e potenziare un patrimonio energetico
istintivo e naturale."
Quali sono le possibilità concrete di apprendimento offerte
dalla vostra associazione?
"La nostra associazione, che si chiama International yi quan reserch
association, organizza regolarmente lezioni, seminari e corsi istruttori.
Il corso istruttori di primo livello, che si sviluppa su quattro appuntamenti
nel corso di un anno, ha già diplomato più di cento partecipanti,
fra cui grossi nomi del mondo marziale, come Stefano Ricci, vicecampione
del mondo di thai boxe, Andrea Stoppa, campione italiano di judo e campione
del mondo di ju jitsu e Luigi Zanini, autore del libro il kung Fu. Si
tratta di un corso rivolto sia a professionisti che ad amatori, per dare
in tempi brevi una buona panoramica delle basi dello yi quan.
Oltre a ciò invitiamo regolarmente prestigiosi maestri nella sede
di Firenze per seminari e lezioni di approfondimento.
Negli anni passati abbiamo ospitato diverse volte il maestro Sun Li, Jan
Kallenbach e Timo Heikkila. Quest'anno abbiamo invitato il maestro Yao
Cheng Guang, che lavora con noi e con il maestro Vittorio Bottazzi di
Torino, suo primo allievo in Italia, e vicepresidente della nostra associazione.
A primavera poi avremo il maestro Han Jing Yu di Macao.
Oltre a questo abbiamo alcuni video didattici del maestro Sun Li, riservati
ai membri della nostra associazione, e naturalmente il mio libro Kung
fu yi quan (Edizioni Mediterranee), che illustra in modo esauriente la
storia e le basi teoriche dello yi quan".
Sembra un programma didattico promettente...
"La nostra associazione vuole essere un punto di riferimento inequivocabile
per chiunque voglia studiare lo yi quan. Il nostro obiettivo è
proporre il meglio dei maestri migliori".
Ci vuole raccontare un episodio significativo accaduto durante questi
anni di pratica?
"Le racconterò un episodio accadutomi nel recente viaggio
in Cina che mi ha lasciato una profonda impressione, ancora non svanita.
Quando ho incontrato per la prima volta il maestro Yao Cheng Guang, sono
stato a trovarlo a casa sua, una piccola e poverissima abitazione in uno
Hutong di Pechino.
Abbiamo cominciato a chiacchierare e, a un certo punto, ho chiesto al
maestro Yao come se la sarebbe cavata con lo yi quan contro una guardia
pugilistica, molto chiusa e compatta. Il maestro ha detto:proviamo! e
mi ha chisto di mettermi in guardia davanti a lui. Nella piccola stanza
avevo il muro a destra e una piccola vetrina a sinistra. Bene, il maestro
si è mosso, e in un lampo avevo davanti alla faccia, a pochi centimentri,
non più lui, ma il vetro della vetrina. Con una rapidità
veramente fulminea mi aveva girato e proiettato con la testa contro vetro,
controllandomi in modo che non mi facessi male. Non credo di avere mai
incontrato una persona più veloce".
Infine un consiglio ai lettori.
"Le arti marziali molto spesso ci portano dopo alcuni anni a delle
tappe di arresto dove non si trova più il modo di progredire. Per
lo studente serio, che analizza con sincerità il proprio lavoro
e vorrebbe un progresso continuo, si tratta di una fase assai difficile
da superare, piena di difficoltà e di frustrazioni. In questi casi
il mio consiglio è di perdere tempo con sostituti come lo yoga
e il training autogeno, nè di adagiarsi su delle scuse, come l'età
non più giovane o le scarse capacità atletiche, ma di iniziare
una pratica seria dello yi quan. Questo potrà diventare un nuovo
motore per la nostra attività, o addirittura farci scoprire una
dimensione delle arti marziali, energetica, tecnica e spirituale , che
non avremmo mai sperato di trovare. A me è successo così
e lo stesso spero che accada a voi".
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